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Claudio Migliarino - in arte Calido - nasce nel 1961 a Rovereto (luogo di formazione anche di Fortunato Depero (1892-1960), esponente di primo piano del cosiddetto “Secondo Futurismo”), ma trascorre la maggior parte della sua vita in un piccolo paesino del Molise, sua terra d’origine di cui vuole essere fiero testimone.
La sua arte si fonda su un’indagine minuziosa di nuovi temi, nuove tecniche, nuovi materiali: “anzitutto – precisa – mi piace la tridimensionalità nel lavoro dell’artista, per rappresentare il più possibile, nelle sue opere, tutte e tre le dimensioni dello spazio. Essenziale, per me, è anche l’uso costante del colore. Tutto questo non mi fa scordare mai che l’opera d’arte è, anzitutto, un oggetto. La cui collocazione adeguata nello spazio, ovviamente, influenza tutto l’ambiente circostante”.
Tutto ciò porta Calido – diremmo, nella migliore tradizione futurista, riattualizzata – a realizzare soprattutto pitto-sculture con tele grezze o di juta dipinte con colori vivaci e spesso monocromatiche, sapientemente estroflesse e "plasmate" a mano con speciali fissanti. Opere suggestive che, opportunamente collocate in ambienti sia domestici che professionali, ed adeguatamente illuminate, valorizzano e, in un certo senso, trasformano, gli ambienti stessi. Manufatti artistici in cui si fondono pittura e scultura e che (proprio come teorizzato, a suo tempo, da Depero, Balla, Cambellotti, sino a Marinetti) diventano oggetti d’arredamento o addirittura d’uso quotidiano, stemperando fortemente i confini tra arte e design. Lo stile di Calido s’inserisce anche nel solco dell'arte spazialista di Lucio Fontana (1899-1968), che abbandonò la rappresentazione illusoria della profondità per trasformare la tela stessa, nella sua concreta fisicità, in elemeneto costitutivo e poetico dell'opera.
Calido con Angelo Criscuoli, 2024.